Abstract/Sommario: La strategia del presidente messicano Calderon contro il narcotraffico ha fatto precipitare il paese nella violenza: più di quattromila le vittime nel 2008. I cartelli della droga sono più forti di prima. Come conseguenza del monopolio quasi totale de icarteli messicani sul rifornimento di droga agli Usa, il Messico settentrionale è devastato dal crack, dalle metanfetamine e dalle sanguinose lotte per lo spaccio di stupefacenti. La frontiera tra Messico e Usa è il confine più trafficat ...; [Leggi tutto...]
La strategia del presidente messicano Calderon contro il narcotraffico ha fatto precipitare il paese nella violenza: più di quattromila le vittime nel 2008. I cartelli della droga sono più forti di prima. Come conseguenza del monopolio quasi totale de icarteli messicani sul rifornimento di droga agli Usa, il Messico settentrionale è devastato dal crack, dalle metanfetamine e dalle sanguinose lotte per lo spaccio di stupefacenti. La frontiera tra Messico e Usa è il confine più trafficato del mondo, dai narcotrafficanti. Per capire questa carneficina bisogna tornare agli anni 70, qundo gli Stati Uniti decisero di fermare la produzione dell'eroina chiamata Mexico Mud, prodotta nello stato di Sinalo. Questo implicava una difficile collaborazione con il governo messicano, che non aveva mai infastidito i padroni della droga. Poi venne il Nicaragua: il governo degli Stati Uniti vendeva le armi ai Contras per destituire il governo sandinista e veniva pagato con cocaina colombiana. Così i baroni della droga messicani di Sinaloa sono diventati corrieri tra i due paesi, dividendo la frontiera in plazas: ogni cartello aveva una parte di frontiera. Tra i cartelli è ora in corso una lotta spietata. Ciudad Juarez tra le città di frontiera più devastate dalla criminalità legata al narcotraffico. Dagli stati Usa confinanti col Messico partono invece le armi di contrabbando destinate ai narcos