Abstract/Sommario: P. Gonnet, gesuita, fu inviato in Cina nel 1844 dai suoi superiori e finì per restarvi sino alla morte nel 1895. Ricoprì numerosi incarichi e tramite le sue testimonianze, così come appaiono dalle sue Lettres de la nouvelle Mission de Chine e da altri scritti, ci si può fare una idea di come il Cristianesimo si confrontò con la società cinese nel 19. sec.. I missionari che si recavano in Cina dovevano attenersi strettamente alle disposizioni date da papa Benedetto 14. sui Riti cinesi ...; [Leggi tutto...]
P. Gonnet, gesuita, fu inviato in Cina nel 1844 dai suoi superiori e finì per restarvi sino alla morte nel 1895. Ricoprì numerosi incarichi e tramite le sue testimonianze, così come appaiono dalle sue Lettres de la nouvelle Mission de Chine e da altri scritti, ci si può fare una idea di come il Cristianesimo si confrontò con la società cinese nel 19. sec.. I missionari che si recavano in Cina dovevano attenersi strettamente alle disposizioni date da papa Benedetto 14. sui Riti cinesi, che proibivano qualunque forma di adattamento alle tradizioni cinesi. Particolarmente i missionari ritenevano utile battezzare i moribondi, interessarsi dell'infanzia abbandonata, consapevoli secondo la visione tradizionale, di essere in una terra di infedeli e che l'unica vera religione fosse il Cristianesimo, cui spettava anche un compito civilizzatore, non disgiunto dalla presenza europea. La sua lunga permanenza lo porta a mutare la sua posizione iniziale: seguendo le orme dei primi missionari gesuiti in Cina, che prende ad esempio e propone di studiare, egli invita a studiare il cinese, anzitutto, di imparare l'inglese, lingua che può essere molto utile in Cina, di studiare la storia, la politica, la cultura dell'impero cinese per non essere più considerati "barbari" ed acquistare una buona valutazione presso i cinesi stessi, specialmente i più colti e potenti: poiché, egli sottolinea, il popolo cinese seguirebbe l'esempio dei suoi governanti anche relativamente alle disposizioni religiose. Questo adattamento, primo passo verso una concezione della missione più 'empatica' non è certo l'inculturazione come la si considera attualmente: ma per la realtà del 19. secolo porta già a delle aperture nella stessa concezione di missione
Abstract/Sommario: Il p. E. Ehrahart (1865-1949), ordinato sacerdote nel 1890, entra negli Spiritani e è mandato in missione in Angola, a Huila nel 1891 con due confratelli. Huila è situata a 200 km. dalla costa, in zone ancora selvagge. La missione, fondata nel 1881, ha anche un piccolo seminario con alcuni allievi. L'anno seguente al suo arrivo un'invasione di cavallette distrugge la maggior parte dei raccolti, portando carestia e morte tra gli abitanti della zona. Egli si occupa dei numerosi orfan ...; [Leggi tutto...]
Il p. E. Ehrahart (1865-1949), ordinato sacerdote nel 1890, entra negli Spiritani e è mandato in missione in Angola, a Huila nel 1891 con due confratelli. Huila è situata a 200 km. dalla costa, in zone ancora selvagge. La missione, fondata nel 1881, ha anche un piccolo seminario con alcuni allievi. L'anno seguente al suo arrivo un'invasione di cavallette distrugge la maggior parte dei raccolti, portando carestia e morte tra gli abitanti della zona. Egli si occupa dei numerosi orfani ed è successivamente trasferito a Jau nel 1893 dove la missione svolge un buon lavoro, incontrando però le ire del sovrano e degli stregoni locali. In un conflitto a fuoco il p. Keiffer, suo confratello, uccide il re e il ministro: segue un attacco alla missione, che fortunatamente riceve la protezione dei portoghesi, cui è affidato il territorio. La scelta del nuovo re, fratello del defunto sovrano, avviene con l'intermediazione dei missionari stessi. P. Ehrhart si trasferisce nel villaggio di Kihita, dove già ci sono alcune famiglie cristiane. Anche qui la sua vita missionaria è costellata da attacchi di tribù rivali, intemperie e trasferimenti da villaggio in villaggio (durante i quali compie anche un censimento della popolazione per il governo portoghese, per il quale avrà un ringraziamento ufficiale). E' trasferito in Portogallo per le malandate condizioni di salute, presso la sede di Cintra degli Spiritani, ma la rivoluzione del 1910 che depose il re del Portogallo e proclamò la Repubblica fece allontanare tutti i religiosi dal Paese. P. Ehrarht vive ancora una volta da vicino questi momenti turbolenti, e viene addirittura arrestato mentre cerca di fuggire in Francia. La sua opera pastorale non si interrompe neanche nel corso delle due guerre mondiali. L'articolo offre un racconto affettuoso delle vicende di questo padre spiritano, sottolineando i momenti di reale pericolo che egli e i suoi confratelli dovettero affrontare nel corso della vita missionaria e religiosa
Abstract/Sommario: L'articolo illustra le tappe che portarono alla creazione definitiva del vicariato apostolico del Dahomey, affidato alla Société des Missions Africaines. Alla morte di Mgr. de Brésillac, fondatore della SMA, il p. Augustin Planque prende il suo posto, ben deciso a continuare l'opera di evangelizzazione della Sierra Leone, anche se le terribili condizioni ambientali non permetterebbero ai missionari di risiedervi che per qualche mese l'anno. A questo territorio si affiancò anche il Dah ...; [Leggi tutto...]
L'articolo illustra le tappe che portarono alla creazione definitiva del vicariato apostolico del Dahomey, affidato alla Société des Missions Africaines. Alla morte di Mgr. de Brésillac, fondatore della SMA, il p. Augustin Planque prende il suo posto, ben deciso a continuare l'opera di evangelizzazione della Sierra Leone, anche se le terribili condizioni ambientali non permetterebbero ai missionari di risiedervi che per qualche mese l'anno. A questo territorio si affiancò anche il Dahomey, anche su consiglio degli Spiritani che operavano in Africa, in particolare p. Schwindenhammer. La Propaganda Fide , dopo aver esaminato le varie proposte, decide di affiancare alla Sierra Leone anche il Dahomey e con decisione del Pontefice del 28 Agosto 1860 il vicariato apostolico del Dahomey è affidato alle Missioni Africane.
Abstract/Sommario: P. Libermann, rinnovatore degli Spiritani, già a metà del 19. secolo sosteneva l'importanza di formare clero indigeno per evangelizzare l'Africa, poichè l'Africa non sarebbe diventata cristiana che con il concorso attivo degli Africani. Papa Benedetto 15. nel 1919 e Pio 11. nel 1929 sostenenro e diedero indicazioni precise dulla formazione e l'organizzazione del clero indigeno. L'articolo si occupa in particolare della situazione del vicariato apostolico di Brazzaville, nel Congo. Il s ...; [Leggi tutto...]
P. Libermann, rinnovatore degli Spiritani, già a metà del 19. secolo sosteneva l'importanza di formare clero indigeno per evangelizzare l'Africa, poichè l'Africa non sarebbe diventata cristiana che con il concorso attivo degli Africani. Papa Benedetto 15. nel 1919 e Pio 11. nel 1929 sostenenro e diedero indicazioni precise dulla formazione e l'organizzazione del clero indigeno. L'articolo si occupa in particolare della situazione del vicariato apostolico di Brazzaville, nel Congo. Il seminario di Brazzaville sorse nel 1913: dapprima numerosi furono i giovani seminaristi, ma le malattie e le defezioni ne ridussero notevolmente il numero. Si decise di trasferire il seminario lontano dalla città e così si aprì un piccolo seminario a Mbamou, a 60 Km. da Brazzaville. Il p. Morizur vi operò dal 1946 al 1953: egli pose severe condizoni per l'ammissione dei ragazzi al seminario, tra le quali, oltre ad un'attitudine allo studo, reali doti di moralità e di dedizione, la provenienza da un contesto familiare favorevole ecc. I programmi scolastici erano modulati su quelli francesi, con grandi difficoltà per gli studenti seminaristi sia per mancanza di supporti didattici che per l'assoluta estraneità culturale di molte delle materie studiate. Inoltre le condizioni dell'edificio erano alquanto malandate ed insufficienti ad ospitare il numero dei seminaristi. Inoltre essi dovevano anche imparare a sbrigare delle attivtà artigianali, delle manutenzioni necessarie per il seminario; anche le finanze erano sempre vacillanti. Ma la disciplina e la cura spirituale erano i punti forti della gestione del p. Morizur: la severità della sua impronta allontanava gli incerti poichè era suo preciso intento formare i "quadri" dei sacerdoti.