Abstract/Sommario: Sin dall'assasinio, lo scorso 14 febbraio, dell'ex premier Rafiq al-Hariri, il Libano è tornato improvvisamente sotto i riflettori internazionali e il mondo ha scoperto grazie alla "primavera di Beirut" o "l'intifada dell'indipendenza", che la pax siriana, incontestata sin dal 1990, era piuttosto una subdola forma di occupazione. Per anni ha prevalso un'altra verità promossa dal governo pro-siriano di Beirut secondo cui la presenza militare di Damasco era "necessaria, legale e provvis ...; [Leggi tutto...]
Sin dall'assasinio, lo scorso 14 febbraio, dell'ex premier Rafiq al-Hariri, il Libano è tornato improvvisamente sotto i riflettori internazionali e il mondo ha scoperto grazie alla "primavera di Beirut" o "l'intifada dell'indipendenza", che la pax siriana, incontestata sin dal 1990, era piuttosto una subdola forma di occupazione. Per anni ha prevalso un'altra verità promossa dal governo pro-siriano di Beirut secondo cui la presenza militare di Damasco era "necessaria, legale e provvisoria". Senza, ovviamente spiegare perchè fosse necessaria, in base a quale tratatto fosse legale e fino a quando era provvisoria.Dal 1975 al 1990 la "Svizzera del Medio Oriente" è stata teatro di lotte, combattute da milizie interposte, tra potenze regionali ed internazionali, tant'è che il termine 'libanizzazione' era divenuto sinonimo di inesauribili divisioni interne, confessionali e d etniche. La Chiesa è stata in prima fila contro questa deriva : la visita del Patriarca maronita Sfeir a Washington rappresenta solo l'ultimo atto di una lunga lotta spesso ignorata dai mass media. Giovanni Paolo II ha lanciato numerosi appelli: oggi, grazie alla 'rivoluzione dei cedri' il Libano sembra in procinto di recuperare, insieme alla libertà, anche il suo ruolo di ponte di dialogo tra religioni e culture diverse