Abstract/Sommario: Nella società russa della fine '800, formalmente benpensante, con una Chiesa di Stato che presenziava a tutti i gesti pubblici senza esprimere mai realmente la propria voce, appartiene alla penna di Dostoevskij l'espressione 'paralisi della Chiesa', un drammatico richiamo a riscoprire il volto vivente di Cristo in una società in cui l'ateismo pratico era ammantato di forme esteriori di pietà. Queste problematiche, vissute intensamente dalla società russa nel trentennio che precedette l ...; [Leggi tutto...]
Nella società russa della fine '800, formalmente benpensante, con una Chiesa di Stato che presenziava a tutti i gesti pubblici senza esprimere mai realmente la propria voce, appartiene alla penna di Dostoevskij l'espressione 'paralisi della Chiesa', un drammatico richiamo a riscoprire il volto vivente di Cristo in una società in cui l'ateismo pratico era ammantato di forme esteriori di pietà. Queste problematiche, vissute intensamente dalla società russa nel trentennio che precedette la rivoluzione del 1917, prepararono il terreno alla rivoluzione e al totalitarismo. L'articolo si suddivide in tre sezioni. Nella prima viene presentato il 'caso Tolstoj', eroe della libera ricerca: il suo cristianesimo si trasformò in una dottrina razionalista che rifiutava il mistero (la divinità di Cristo, l'immortalità personale, la Chiesa, i sacramenti) per conservare semplicemente l'insegnamento morale del Vangelo . L'enorme credito attribuitogli dall'opinione pubblica portarono alla sua scomunica nel 1901. La seconda sezione ha per titolo: L'apocalisse russa. In essa si esamina l'ondata di terrorismo di quest'epoca. L'A. sottolinea il nichilismo di molti di quei terroristi che con le loro azioni cercavano la morte più che una vita nuova. Mentre i movimenti rivoluzionari e buona parte dell'intelligencija si condannavano al suicidio, i nobili si perdevano dietro ad altri miti. Il mito del popolo russo del 'buon muzik' che sviluppava la nostalgia per la purezza originaria perduta, dell'Città invisibile', della 'Santa Rus' è all'origine di molti tragici equivoci. Il primo e più macroscopico si sviluppò intorno alla figura di Rasputin (1869-1916) che dal 1903 miete inspiegabili consensi tra l'alto clero di Pietroburgo, dal quale viene introdotto a Corte, dove viene accolto e diventa consigliere della famiglia imperiale. Altre esperienze coinvolsero molti giovani russi che, nel primo decennio del 20, sec. diedero vita a numerosi circoli filosofico-religiosi, tra i quali la 'Società filosofico-religiosa Vladimir Solov'ev'. Tra gli esponenti di questi circoli Florenskij, Bulgakov, Svencickik ed El'caninov avrebbero preso gli ordini sacerdotali e si sarebbero dedicati integralmente all'opera pastorale. Nell'agosto del 1917 si aprì il Concilio della Chiesa ortodossa: dopo secoli di asservimento allo stato essa affrontava l'arduo e coraggioso lavoro di riforme e di ritorno alla Tradizione, ripristinando tra l'altro il Patriarcato. La terza parte presenta la vita di un perseguitato del regime: Sergej Fudel'. Con il titolo Sergej Fudel'. Messaggi dal km. 101 (chi era passato dai Gulag non poteva avvicinarsi a Mosca) si presenta una breve biografia. Nato a Mosca nel 1900, fin da ragazzo incontra le esperienze religiose più vive del tempo e conosce personalità straordinarie (Florenski, Novoselov, Bulgakov, Berdjaev, Durylin). Poco più che ventenne viene arrestato e vivrà per trent'anni tra carceri e gulag. Nel 1956 porta a termine la sua prima opera, un testamento spirituale intitolato 'Ai miei figli e ai miei amici'. Comincia così la sua vita di scrittore e testimone, attraverso la quale trasmette l'esperienza della Chiesa in quegli anni