Abstract/Sommario: Nata nel 1904 a Mussidan (Francia), educata in un ambiente borghese e scristianizzato, a quindici anni Madeleine Delbrêl si dichiara atea e pessimista. "Il mondo è un assurdo, la vita è un non senso”. Verso i venti anni l’incontro con alcuni giovani cristiani “ai quali Dio pareva essere indispensabile come l’aria” la costringono a pensare.
La ragazza che fino a poco tempo prima guardava il mondo convinta che tutto dimostrasse la non esistenza di Dio, accetta l’ipotesi della sua pos ...; [Leggi tutto...]
Nata nel 1904 a Mussidan (Francia), educata in un ambiente borghese e scristianizzato, a quindici anni Madeleine Delbrêl si dichiara atea e pessimista. "Il mondo è un assurdo, la vita è un non senso”. Verso i venti anni l’incontro con alcuni giovani cristiani “ai quali Dio pareva essere indispensabile come l’aria” la costringono a pensare.
La ragazza che fino a poco tempo prima guardava il mondo convinta che tutto dimostrasse la non esistenza di Dio, accetta l’ipotesi della sua possibile esistenza e si trova a compiere un cammino inaspettato: sceglie di pregare. Madeleine affonda nella preghiera, non perché già convertita ma perché convinta che sia l’unico atteggiamento possibile e onesto per verificare l’esistenza di Dio. Attraverso la preghiera rimane, come dirà lei stessa, “abbagliata" da Dio.
La giovane decide di entrare in Carmelo, poi a seguito di problemi famigliari e grazie all’aiuto del suo padre spirituale, decide che la sua strada sarà un’altra: il mondo diventerà il suo monastero. In un’epoca in cui l’unica scelta per Dio era all’interno di un’istituzione religiosa, la scelta di Madeleine appare coraggiosa e non facile da comprendere.
Nel 1933, assieme ad un gruppo di ragazze, parte per Ivry, sobborgo parigino operaio e marxista, con l’intento di vivere assieme mettendo tutto in comune, nella povertà, nella testimonianza del Vangelo, in mezzo ai poveri. All’epoca Ivry è la capitale del partito comunista francese, una città tappezzata da manifesti di propaganda sovietica, in cui ci saluta con il pugno alzato e dove i bambini del quartiere prendono a sassate i preti che incrociano. E’ una città divisa in due: da una parte un pugno di cattolici, soprattutto anziani e benestanti, e dall’altra una moltitudine di militanti comunisti, poveri e lontani dalla Chiesa.
Tra queste due parti l’ostilità è fortissima, in ambito cattolico si discute molto su quale dovesse essere il rapporto fra cristiani e marxisti. Madeleine risolve la questione in base ad un principio molto semplice: “Dio non ha mai detto : Amerai il prossimo tuo come te stesso eccetto i comunisti”. Lei e le sue compagne, spinte dal Vangelo, vanno in mezzo alla gente, parlano con tutti, rispettano, amano. Questo piccolo gruppo di donne si conquista ben presto i cuori di tanti comunisti.
La loro è una comunità di donne totalmente laiche, senza abito religioso o difese istituzionali, che fa della strada la sua terra di missione. La loro casa è un porto di mare, la loro porta è sempre aperta ad ogni incontro, ad ogni dialogo, ad ogni sostegno. La scelta di Madeleine è quella di vivere come tutti - ognuna di loro ha un proprio lavoro civile- ”gomito a gomito” con la gente del mondo ma è allo stesso tempo quella di tuffarsi in Dio con la stessa forza con cui ci si immerge nel mondo.
Madeleine Delbrêl muore nel 1964 sul suo tavolo di lavoro, lasciando una gran quantità di scritti, poesie e testi. Tali scritti stampati in migliaia di copie, hanno accompagnato la ricerca spirituale di intere generazioni. Il Cardinal Carlo Maria Martini l’ ha definita “una delle più grandi mistiche del XX secolo”. Compagne di Madeleine Delbrel sono ancora presenti a Parigi e Amiens. Un comitato di “Amici di Madeleine Delbrêl” raccoglie un gruppo di oltre 500 persone e, in Francia ed altrove, continua a diffondere la sua spiritualità. Il suo processo di beatificazione è attualmente in corso.
Abstract/Sommario: “Padre, come sta?” “Come sempre… nulla di speciale. Sono qui in attesa…”
Questa, più o meno, è la risposta dell’Abbé Pierre alla domanda sul suo stato di salute. A 92 anni, nel cinquantesimo anniversario della fondazione di Emmaus, la testimonianza di vita di questo “monsignore della spazzatura”, secondo la felice ed efficace espressione di Sergio Zavoli, è più forte che mai. L’Abbé Pierre e la sua straordinaria capacità di “agire”. Agire in difesa della giustizia, lottando contro l ...; [Leggi tutto...]
“Padre, come sta?” “Come sempre… nulla di speciale. Sono qui in attesa…”
Questa, più o meno, è la risposta dell’Abbé Pierre alla domanda sul suo stato di salute. A 92 anni, nel cinquantesimo anniversario della fondazione di Emmaus, la testimonianza di vita di questo “monsignore della spazzatura”, secondo la felice ed efficace espressione di Sergio Zavoli, è più forte che mai. L’Abbé Pierre e la sua straordinaria capacità di “agire”. Agire in difesa della giustizia, lottando contro la miseria e le sue cause. Alternando momenti di intensa adorazione a Dio, che l’Abbé Pierre sente presente nell’Ostia consacrata come nelle persone che più soffrono.
Servirebbe a poco, allora, limitarsi a leggere queste pagine o applaudire quanto l’Abbé Pierre ha saputo fare e dire nei suoi 92 anni, per ora, di vita. Il modo migliore per far contento questo “grande vecchio”, prima che parta per le “grandi vacanze”, è di impegnarci tutti a rispondere, con i fatti, a quell’interrogativo che lui ripete tuttora ad ogni occasione: “E gli Altri?…”