Monografia a stampa
Giornale (1705-1724)
Napoli : [Istituto Universitario orientale], 1991
Abstract/Sommario:
da Wikipedia:
Nato da Giovanni Filippo Ripa, medico, e da Antonia Longo nel piccolo borgo medievale che circondava l’antico castello Normanno, il giovane Matteo trascorse i primi anni della sua infanzia con i fratelli Tommaso, Diego e Lorenzo. Si dice di lui che possedeva un’innata propensione per l’arte, ma a quel tempo il figlio di un barone non poteva certo concedersi ai “piaceri dell’ozio” e fu spinto per questo all’avvocatura. Ma sarebbe stato un altro… il suo destino. In quegli ...; [leggi tutto]
da Wikipedia:
Nato da Giovanni Filippo Ripa, medico, e da Antonia Longo nel piccolo borgo medievale che circondava l’antico castello Normanno, il giovane Matteo trascorse i primi anni della sua infanzia con i fratelli Tommaso, Diego e Lorenzo. Si dice di lui che possedeva un’innata propensione per l’arte, ma a quel tempo il figlio di un barone non poteva certo concedersi ai “piaceri dell’ozio” e fu spinto per questo all’avvocatura. Ma sarebbe stato un altro… il suo destino. In quegli anni il Regno di Napoli, come l’Europa tutta, fu interessato da una fervida attività missionaria e Matteo ispirato da una pura “idea” religiosa, che non era la realtà grossolana e mondana di un prete nel suo pubblico uffizio, entrò nella Congregazione dei preti secolari missionari. Si appassionò durante il suo soggiorno-studio a Roma, ai “Riti cinesi”. Ma le innovazioni, apportate alla liturgia ecclesiastica dai Gesuiti in Cina, non piacquero a Papa Clemente XI, che decise così di inviarvi una commissione pontificia al cui seguito si aggiunse anche Ripa. La vita occidentale, dissoluta e venale, condotta dai Gesuiti alla corte imperiale affascinò anche il primo Ripa che, ospite dell’Imperatore per circa 13 anni, fu apprezzato e ampiamente riconosciuto dai mancesi per le sue doti di pittore ed incisore.
Dal 1711 al 1723 Matteo Ripa lavorò, in qualità di pittore ed incisore su rame (incise, su commissione imperiale, 36 piatti di rame per il palazzo estivo di Jehol, in Manciuria) dell'imperatore mancese Kangxi.
Dando libero sfogo alla sua “idea” di evangelizzazione, tra ire e dissapori, aprì una scuola a Pechino per l'educazione di giovani cinesi, cui affidare il compito di diffondere il cristianesimo tra i loro connazionali. Fu però costretto a fuggire per una violenta ondata xenofoba e nascosto nella stiva di una nave, rientrò a Napoli.
Fondazione del Collegio dei Cinesi in Napoli
Al suo ritorno in Italia - avvenuto nel novembre 1724 - egli condusse con sé quattro giovani cinesi, insieme a un loro connazionale che era maestro di lingua e scrittura mandarinica. Questo gruppo costituì il primo nucleo del Collegio dei Cinesi che fu riconosciuto da papa Clemente XII, con breve del 7 aprile 1732.Ma quando nel mondo asiatico crebbe a dismisura la sua fama, divenendo la “colonna della Santa Sede”, Matteo Ripa si spense mestamente il 29 marzo del 1746, giorno del suo 64° anno.
Al Collegio fu associato un convitto per l'educazione di giovani napoletani, ove tra gli altri nel XVIII secolo soggiornò Sant'Alfonso Maria de' Liguori. Fu dopo l'unità d'Italia (1868) che il Collegio dei Cinesi fu trasformato in Real Collegio Asiatico e, con la riforma ministeriale di Francesco De Sanctis, in Istituto Orientale, in cui fu soppressa la sezione missionaria ed equiparato ad Università. Partendo da alcune considerazioni, espresse dal governatore della provincia di Shamxi, egregiamente sintetizzate da Don Alfonso Raimo (direttore regionale Centri missionari diocesani Campania), l'esperienza di Matteo Ripa “impreziosisce il mosaico della tradizione missionaria campana, lasciando intravedere un particolare interesse per la Cina che ha attraversato le diverse epoche (...), ricordando che sono indelebili le tracce lasciate nella sua terra da quest’intrepido missionario sa1ernitano e che ancora oggi sono moltissime le scuole a lui dedicate”.
Il Collegio dei Cinesi si proponeva la formazione religiosa e l'ordinazione sacerdotale di giovani cinesi convertiti, destinati a propagare il cattolicesimo nel loro paese. Tra gli scopi del Collegio era prevista in origine anche la formazione di interpreti, esperti nelle lingue dell'India e della Cina, al servizio della Compagnia di Ostenda, costituita nei Paesi Bassi con il favore dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo, per stabilire rapporti commerciali tra i paesi dell'Estremo Oriente e l'Impero asburgico, nel cui ambito rientrava il Regno di Napoli.
Matteo Ripa non incise 36 piatti per la villa dell'imperatore kangxi ma 36 vedute della villa su lastre di rame per poterne stampare copie, affinché l'imperatore potesse farne dono ai suoi familiari e dignitari. Ebbe molte difficoltà a costruirsi un torchio calcografico e a procurarsi le materie prime per fare gli acidi e gli inchiostri per la stampa. Tornato in Europa, portò con sé copie delle vedute della villa di Jehol che furono molto apprezzate in Inghilterra da architetti in cerca di soluzioni innovative da sperimentare nella progettazione di ville e giardini. La conformazione dei giardini inglesi è dovuta anche alla incisioni del Ripa.
[comprimi]