Abstract/Sommario: Da qualche anno, l'influenza della cultura coreana si estende alla gioventù cinese e di altri paesi asiatici, sia nel camp economico - con il successo dei prodotti elettronici e delle automobili-, alla moda hip hop, e nel campo spirituale con il dinamismo incontestabile dei cristiani evangelici coreani. La Corea del Sud, che fa da filtro ai valori occidentali, li rende più accessibili ai vicini cinesi, senza peraltro mettere in crisi i valori confuciani. Qual è il ruolo del fattore 'de ...; [Leggi tutto...]
Da qualche anno, l'influenza della cultura coreana si estende alla gioventù cinese e di altri paesi asiatici, sia nel camp economico - con il successo dei prodotti elettronici e delle automobili-, alla moda hip hop, e nel campo spirituale con il dinamismo incontestabile dei cristiani evangelici coreani. La Corea del Sud, che fa da filtro ai valori occidentali, li rende più accessibili ai vicini cinesi, senza peraltro mettere in crisi i valori confuciani. Qual è il ruolo del fattore 'democrazia' in questa crescente importanza dei modelli coreani? Può trascinare anche una maggior democratizzazione della vita cinese? L'organizzazione dei Giochi olimpici del 2008 avrà lo stesso ruolo di democratizzazione che ha avuto nella stessa occasione in Corea nel 1988?
Abstract/Sommario: A duemila anni dalla sua introduzione in Cina, il Buddhismo rimane un fenomeno eterogeneo, con differenze di organizzazione e dottrinali a secondo delle regioni. L'articolo prende in considerazione i rapporti tra lo Stato e il Buddhismo a partire dall'avvento del regime comunista. In particolare, nel periodo 1950-1970 ci fu una fase di forte opposizione alle religioni da parte del governo maoista e la necessità di controllare gli organismi religiosi. Da qui la creazione di una Associ ...; [Leggi tutto...]
A duemila anni dalla sua introduzione in Cina, il Buddhismo rimane un fenomeno eterogeneo, con differenze di organizzazione e dottrinali a secondo delle regioni. L'articolo prende in considerazione i rapporti tra lo Stato e il Buddhismo a partire dall'avvento del regime comunista. In particolare, nel periodo 1950-1970 ci fu una fase di forte opposizione alle religioni da parte del governo maoista e la necessità di controllare gli organismi religiosi. Da qui la creazione di una Associazione Buddhista nazionale e di un Istituto nazionale buddhista nel 1956 . Ma il regime continuò a combattere qualsiasi forma di religiosità non controllata anche con confische di terreni, edifici e beni ai monasteri, obbligo di lavoro per monaci e monache, obbligo di partecipare a corsi di rieducazione politica, interdizione della celebrazione di culti e riti. La rivoluzione culturale degli anni '60 portò alla distruzione di monasteri e manufatti artistici, espulsioni, arresti non solo di monaci ma anche di laici buddhisti, provocando l'estinzione completa della vita monastica buddhista. Alla rivoluzione culturale seguì un periodo di riabilitazione e ricostruzione, inziato da Deng Xiaoping: il buddhismo fu annoverato tra le 5 religioni ufficialmente riconosciute. L'Associazione buddhista ha ripreso la sua attività negli anni '80 con una interdipendenza crescente tra lo stato e l'associazione stessa, che mancava di fonti di sostentamento proprie: così i ricostituiti monasteri hanno dovuto trovare fonti proprie, tramite l'agricoltura, il turismo, piccolo artigianato. Uso strumentale del buddhismo da parte del governo per le relazioni con i vicini paesi asiatici. Oltre ai controlli esterni da parte dello stato il buddhismo cinese negli ultimi decenni conosce anche forme di controllo dall'interno da parte della stessa Associazione nazionale: regolamenti per l'organizzazione dei monasteri e dei culti: ruolo centrale della Shanga. Il ruolo dei laici: l'attrattiva spirituale e turistica dei monasteri buddhisti ha fatto avvicinare numerosi laici, che richiedono spazi per l'insegnamento e la pratica religiosa (es. il movimento Falungong, a partire dagli anni '90)