Della entrata della Compagnia di Giesù e Christianità nella Cina
Abstract/Sommario: Della entrata della Compagnia di Giesù e Christianità nella Cina Pechino. Scritto dal Ricci tra il 1608 e il 1610. Fu integrato e pubblicato in latino (De expositione...) e in italiano (Entrata nella China de' padri...) dal Trigault rispettivamente nel 1615 e 1622. Il manoscritto del Ricci fu ritrovato nel 1909 e da allora fu pubblicato con titoli diversi, come spiegato nelle noti che seguono:
Più comunemente è noto come I COMMENTARI (titolo di eco cesariana assegnatogli dal Tacch ...; [leggi tutto]
Della entrata della Compagnia di Giesù e Christianità nella Cina Pechino. Scritto dal Ricci tra il 1608 e il 1610. Fu integrato e pubblicato in latino (De expositione...) e in italiano (Entrata nella China de' padri...) dal Trigault rispettivamente nel 1615 e 1622. Il manoscritto del Ricci fu ritrovato nel 1909 e da allora fu pubblicato con titoli diversi, come spiegato nelle noti che seguono:
Più comunemente è noto come I COMMENTARI (titolo di eco cesariana assegnatogli dal Tacchi Venturi sulle orme del Trigault). Un po’ diario ed un po’ autobiografia, è il resoconto dell’avventurosa e difficile missione dei gesuiti in Cina dal 1582 fino alla morte dell’autore: la prima missione cristiana in quella lontanissima terra. Vi sono raccontate “le cose più notabili”, di cui “la magior parte o passorno per le mie mani o seppi molto esattamente”. E le volle raccontare, il padre Matteo, negli ultimi anni della sua vita, perché -è la premessa del cap. I°- se un giorno “il piccolo seme” crescerà, sappiano i cristiani dove cominciare per ringraziare Dio e rendergli gloria. Nel caso malaugurato invece che il seme “non arrivasse a dare il frutto che i suoi primi fiori promettono”, resterà pur sempre una testimonianza di quanto la Compagnia di Gesù ha fatto e patito “per aprire questa entrata e cominciare a rompere questo bosco fiero”. E proseguendo, annuncia che il suo racconto, a differenza delle relazioni annue interne alla Compagnia di Gesù, “si fa principalmente per i nostri europei”, i quali -dice di sapere- hanno a disposizione sempre più libri sulle cose della Cina, ma “a nessuno sarà discaro saperle piuttosto da noi, che già trenta anni viviamo in questo regno…..che da altri che mai vennero alla Cina”. Attraverso la versione latina del Trigault, quest’opera di Ricci è stata, fino al sec. XIX, la principale fonte di conoscenza della Cina in Occidente. Cessato il gusto dei secoli scorsi per l’esotismo e la ‘chinoiserie’, la sua riscoperta attuale sembra marciare sull’onda del più attuale incontro-scontro con “quei di diversa natione”, i loro comportamenti, i loro valori. Della entrata …, infatti, oltre ad illuminare la Cina del tempo, è il racconto storico dell’incontro-scontro tra due mondi e due culture di quattro secoli fa. L’impegno intellettuale, le energie, il lavoro, lo studio, la tolleranza, il metodo missionario impiegati da Matteo Ricci e compagni per superare la diffidenza di “questo altro mondo della Cina”, per comprenderlo ed avvicinarlo, sembrano intervenire di forza, anche sotto i segni di una comunicazione e visione del mondo d’altri tempi, nel dibattito interculturale di oggi. Tormentata la storia editoriale di quest’opera che Ricci scrisse come altra cosa da quello che, per tre secoli, sarebbe poi diventata. La scrisse in un italiano tutt’altro che ‘cruscante’, piuttosto vicino ad un parlato antico centro-italiano ma non toscano, con influssi dallo spagnolo e dal portoghese, lingue da lui più praticate in Oriente. Il manoscritto venne portato in Italia, insieme al ritratto del Ricci eseguito post mortem, dal gesuita Nicolas Trigault, che lo integrò, lo completò e lo diede alle stampe nel 1615 in versione latina. Fu l’edizione latina del Trigaut ad avere grande successo e ad avere molte traduzioni, anche - cosa veramente curiosa- in italiano, la lingua dell’originale di cui, nel frattempo, si erano perse le tracce.
Il manoscritto del Ricci, ritrovato casualmente dopo tre secoli (1909) da P. Tacchi Venturi nell’Archivio Storico della Compagnia di Gesù, verrà da lui pubblicato nel 1911 con il titolo I COMMENTARI della Cina nel I° vol. delle Opere storiche del P. Matteo Ricci S. I. Dopo circa trent’anni, con il titolo ancora diverso di STORIA DELL'INTRODUZIONE DEL CRISTIANESIMO IN CINE, verrà ripubblicato dal gesuita e sinologo Pasquale M. D’Elia nel I° e II° vol. delle FONTI RICCIANE, che avrebbero dovuto essere (e non furono per la morte del curatore) la completa “Edizione Nazionale” italiana delle opere del grande maceratese, fornita di ricco apparato critico-sinologico, di documenti e fonti cinesi. La terza, e finora ultima, riproposta del testo ricciano è quella recente dell’editore Quodlibet di Macerata (2000). Questa edizione, pur accogliendo e distinguendo le integrazioni in latino ed in portoghese del Trigault come le due precedenti, ha il pregio di essere la più vicina all’originale ed è l’unica che gli restituisce il suo vero titolo: DELLA ENTRATA DELLA COMPAGNIA DI GIESU' E CHRISTIANITA' NELLA CINA. Recentemente è stato avanzato qualche dubbio sulla paternità del manoscritto, motivato soprattutto dalla circostanza che di esso non si parli nell’elenco delle carte riccianesteso dal gesuita Sabatino De Ursis (1575-1620), che assistette il p. Matteo in punto di morte. Ma è tesi per nulla convincente a fronte del ricco quadro di riferimenti e testimonianze di Ricci e contemporanei.
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Della entrata della Compagnia di Giesù e Christianità nella Cina
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I Commentari della Cina/ p. Matteo Ricci ; editi a cura del Comitato per le onoranze nazionali con prolegomeni note e tavole dal P. Pietro Tacchi Venturi